È partito da La Gomera (Isole Canarie)  Matteo Perucchini, il primo italiano ad attraversare l’Oceano Atlantico a remi nella famosa TALISKER Whisky Atlantic Challenge. Vogherà per oltre 3.000 miglia fino ad Antigua (Caraibi). Da solo, senza assistenza, 100% autosufficiente e animato dall’intenso desiderio di raggiungere l’obiettivo.  5200 km in totale solitudine remando 14-16 ore al giorno per più di 70 giorni.

E remerà in nome della solidarietà e della ricerca scientifica. Matteo infatti è un personal fundraiser e per sostenere la sua causa, aiutare i bambini ammalati di Neuroblastoma, potete collegarvi e fare una donazione su www.retedeldono.it

I giornali stanno seguendo con attenzione la sua impresa. Leggi la rassegna stampa

Per sapere dove è Matteo CLICCA QUI

Questa l’intervista che ha rilasciato per il nostro magazine:

Sogno Atlantico, un nome epico per un’impresa sicuramente impegnativa. Da cosa nasce l’idea di questa impresa? Sono ormai dieci anni che seguo l’Atlantic Challenge e che sogno di prenderne parte. Sono sempre rimasto affascinato dal fatto che una tale impresa sia umanamente possibile.

Ha già fatto esperienze analoghe? Questa è un’impresa unica, niente di quello che ho fatto in passato a livello sportivo si avvicina a questa gara.

Cosa la spinge? Vedo questa gara come un percorso interiore, spero di crescita, il quale mi porterà ai limiti della mia resistenza fisica e mentale. È questa esperienza che sarà per me molto importante.

Cosa teme di più? La battaglia più grande sarà con me stesso, in alcuni casi sarò io l’unico ostacolo al successo della traversata. Ci saranno momenti molto difficili e negativi nei quali dovrò trovare la forza di reagire e continuare a remare.

Da diverso tempo si allena per questa impresa, ma come i veri sognatori ne ha già in mente un’altra? Ho sempre mille sogni e progetti per la mente ma al momento tutta la mia concentrazione è focalizzata sulla traversata Atlantica.

Ha scelto di abbinare questa avventura a un’operazione di personal fundraising. Perché? Le era già capitato di unire la propria passione sportiva alla solidarietà? Negli anni ho corso maratone e preso parte a vari eventi per diverse associazioni. Penso sia un modo fantastico per promuovere cause per me molto importanti.

Come ha individuato le Associazioni da sostenere? L’immensa sfida che il Neuroblastoma pone ai bambini e alle loro famiglie ha guidato la mia decisione.

Lei nella vita è un ricercatore che si è formato e vive all’estero? Perché questa scelta? Fa parte dei giovani talenti nazionali in fuga dall’Italia in cerca di migliori opportunità? Mi sono spostato nel Regno Unito per studio e per imparare l’Inglese. Le opportunità di lavoro che si sono poi presentate mi hanno sfortunatamente tenuto lontano dall’Italia negli ultimi anni.

Un appello solidale a sostegno della sua impresa e dei bambini ammalati Sconfiggere il Neuroblastoma non è impossibile. L’unica cosa che rende impossibile un sogno è la paura di fallire. Sostenere la ricerca significa garantire un futuro per i bambini affetti da Neuroblastoma.